Fuori Classe (alla lettera)



Daniele Gambarara in uno scatto di Salvatore Piermarini
Università della Calabria, settembre 2001


MAESTRI FUORI CLASSE

Nature Med srl partecipa alla seconda edizione del Festival della formazione continua "Maestri Fuori Classe" 2019 organizzato da Creo Italia 

omaggio a Ida Travi


Erano anni in cui studiavo Psicologia all’Università di Roma e pur avendo a che fare con quelli bravi come Mario Bertini, Giovanni Bollea, l'artista/architetto e percettologo Manfredo Massironi, Eraldo De Grada, Ezio Ponzo (quest’ultimo un indimenticabile studioso dell’età evolutiva che proprio in quegli anni pubblicava da Bulzoni “Il bambino semplificato o inesistente”), dell’interpretazione del disegno dei bambini cominciavo ad averne le scatole piene. Quando Ida Travi nel 1976 diede alle stampe “Un Materasso Che Va a Vapore” (edito da La Scimmia Verde, poi ristampato da Tranchida nel 1983), fu una folgorazione. La Travi, rincontrata come raffinata poetessa a distanza di quarant’anni, raccontava una originale esperienza di comunicazione con i bambini della Scuola Materna Comunale di Via Pastrengo a Milano. Lo strambo titolo cifra benissimo di cosa si tratta: tu fai un segno, io un altro, cosa hai tracciato, un cane? No, è un materasso. Si aggiunge il segno del fumo: ecco il materasso che va a vapore. E si continua. Il disegno è un work in progress, un divenire verbo-visivo che procede tête-à-tête, conversando e segnando su un cartoncino.  Certo c’è dell’interpretazione, ma non è frutto – spesso avvelenato – delle striminzite visioni psicologiche del mondo. E’ quella di un adulto che disegna con un bimbo e che lesto ne riceve il feedback. E più che interpretare traduce, verbo utilizzato non a caso da C.S. Peirce per avanzare la sua difficile teoria della significazione (il processo tramite cui è possibile ricavare significato da un segno), processo centrato su tre elementi: segno, oggetto e interpretante. Ecco, Ida Travi - forse senza saperlo - stava mettendo in scena teorie e prassi della semiosi peirceana, al riparo dallo psicologismo.
Non a caso quel materasso piacque a Elvio Fachinelli, forse il solo psicanalista italiano a godere della stima di Jacques Lacan, che prima ne diede anticipazione su l’Erba Voglio (n.23, 1975), poi scrisse una postfazione al libro. 
(Massimo Celani)

I maestri indiretti


La domanda vien da sé: cos’è un  maestro indiretto? 

Un maestro indiretto non è il tuo maestro, è quello che insegna nell’altra classe. Il suo insegnamento ti arriva da un altrove. Una maestra indiretta non ti è davanti, ma ogni tanto ti arriva la sua voce. Tu fai letteratura e senti che di là stanno parlando di storia, tu fai storia e senti che di là fanno disegno. Tu fai disegno e senti che di là scoppia la musica. Poi, mentre studi, scopri che vicino a dove sei c’è un cinema all'aperto, lo capisci perché ti arrivano le voci. Tu ascolti e completi la scena con le immagini invisibili suscitate dalle voci: le scrivi! Sei una ragazzina e ti domandi: allora le immagini possono essere scritte? Non lo sai…ma chiudi il libro, e vai al cinema. Entri e scopri che si tratta d’un film di Godard. Guardi il film aspirando la prima sigaretta, e quando esci ti senti diversa, saltelli e saluti in cuor tuo il signor Godard. Buongiorno signor Godard! Ti sembra di conoscerlo, sì, lo saluti come se fosse un tuo maestro, uno di quelli indiretti. Il bello d’un maestro indiretto è che non sa di esserlo e non ti giudica. 


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